Per capire cosa sono le olivette di Sant’Agata bisogna fare un passo indietro e capire COSA è la festa di Sant’Agata perchè, per ogni Catanese, la Santuzza, è una parte importante del proprio essere, la prega per chiederle protezione, le offre i figli cui assegna il suo nome… se la porta persino allo stadio!
Monica
Tra sacro e profano, la Santuzza viene ricordata nelle leggende, nella genealogia, nell’arte e nella cucina. Chi non ha mai sentito nominare le minne di Sant’Agata?
Quei bei dolci di pasta frolla farcita con ricotta cunzata (ciocolato, canditi, zucchero e cannella) e ricoperti di glassa bianca, sopra i quali spicca una ciliegia candita che ne ricordano il martirio.
Cosa? Vi è venuta voglia?
Tranquilli, presto arriverà la ricetta qui sul blog!
La festa della Santa patrona di Catania, è un evento molto importante che detta i ritmi della vita cittadina tra riti, benedizioni, chiusura di negozi ed attività commerciali… anticamente, anche l’acquisto di abiti nuovi avveniva in vista della festa, una tre giorni quasi non stop.
Si parte il 3 febbraio con l’offerta delle candele da parte di un corteo guidato dalla carrozza del senato e dalla berlinetta, nelle quali sfilano le massime cariche della città. Dietro, le 11 candelore: enormi ceri votivi (non di cera) rappresentativi delle corporazioni cittadine. La sera un grande spettacolo pirotecnico in Piazza Duomo segna l’inizio della tre giorni durante i quali la Santuzza (e i suoi devoti vestiti col sacco) avrà davvero poco tempo per riposare.
Giorno 4 febbraio il fercolo tirato a braccio dai devoti compie il giro esterno, lungo le strade che anticamente rappresentavano la periferia della città.
Il 5 febbraio di nuovo in giro per le vie cittadine, questa volta per il giro interno, nel cuore del centro storico, che si conclude con il rientro in chiesa nella mattinata del 6 febbraio.
Le olivette di Sant’agata sono un altro dei dolci catanesi, in particolare, dei dolci di Sant’Agata.
La leggenda narra che la Santuzza, ricercata dai soldati di Quinziano, si chinò per allacciarsi i calzari e davanti a se spuntò e crebbe una pianta di agliastro che la nascose con le sue fronde e la sfamò coi suoi frutti.
Preparare le olivette di sant’Agata è davvero semplice: si tratta di pezzetti di pasta di mandorla colorata cui si da la forma di un’oliva. A completamento, si aggiunge una foglia (vera o finta) di ulivo.
Io ho preparato la pasta di mandorla che si usa per la Frutta Martorana ridotta così:
- 1oog di farina di mandorle
- 1oog di zucchero a velo
- 10 gr. di glucosio
- 10gr. di rhum
- 1 cucchiaino colmo di essenza di mandorla
- poco colorante verde
Ho sostituito l’acqua prevista nella ricetta originale con il rhum perchè le olivette vanno aromatizzate.
Se non volete preparare la pasta di mandorla in casa potrete comprare un panetto (ma BUONO, MI RACCOMANDO!!) ed aggiungere il rhum
Il procedimento per le olivette di Sant’Agata è sempliccissimo: si mescola tutto insieme, poi si fanno delle palline leggermente appuntite da una parte, proprio come una bella oliva pizzutella.
Alla fine si rotolano nello zucchero semolato.
Questi dolcetti si sgranocchiano, per strada, durantele lunghe ore della processione.
Io, lo confesso, non sono mai riuscita a starle dietro per tutte e tre le giornate, ma ho sempre preferito godermi i momenti più suggestivi della festa.
Il mio preferito è l’inizio del giro interno quando, mentre ancora la Santuzza sta davanti alla porta del Duomo i devoti si stanno schierando per tendere i cordoni (le 2 corde lunghe cento metri, circa, che tirano il pesante fercolo).
I cordoni sono anticipati da due o quattro file di devoti con enormi ceri votivi accesi (il peso varia secondo il voto fatto a Sant’agata e spesso coincide con il peso del fedele stesso) che illuminano una via Etnea fattasi buia dal calare del sole. Tutto è fermo in attesa del segnale che farà partire la processione, a quel punto, cero in spalla, comincia il giro interno
Potrei parlarvi degli altri momenti salienti che amo, i fuochi al Borgo durante la notte del 5, oppure il canto delle Monache di clausura Benedettine, alle prime luci dell’alba, dietro il cancello barocco del monastero in Via Crociferi.
Potrei parlarvi della tradizionale corsa in salita che il fercolo fa(ceva) in via A. Di Sangiuliano e in via Cappuccini, dei “fuochi a sira ‘o tri” …
Ci sarebbero così tante cose di cui parlarvi, che non basterebbe un’intera sezione del Blog, per cui la smetto e vi lascio preparare le olivette.
Siete qui per questo, no?
2 Comments
Belle, non le conoscevo….hanno un così bel colore !!!
Ciao Francesca!
Si tratta di un dolcetto tipico catanese e legato, in particolare, alla festa di Sant’Agata ma nelle pasticcerie più fornite lo si trova per tutto l’anno!
Un abbraccio