Il Littorina social Tour è più di una gita fuori porta: è un viaggio a passo lento e silenzioso sulla terra arsa di Sicilia.
Magari la parte sulla littorina non si può definire esattamente “silenziosa” ma non bisogna farsi trarre in inganno: fa tutto parte del viaggio.
Si parte di mattina non troppo presto: le 9 comode, ci si ritrova con una quarantina di sconosciuti alla stazione, ci si riconosce per lo style trekking-vacanziero e la faccia curiosa per la giornata che ci aspetta.
Vestiti leggeri, occhiali da sole, tracolla o zainetto, giacca a vento perchènonsisamaisentifreddo: questo lo standard.
Da lì, ancor prima che arrivi il treno, ha inizio il viaggio.
Sola, con la mia borsa a tracolla (ma senza giacca chesonotrasgressivaio!) mi guardo intorno, trovo Giovanni, l’organizzatore del tour e creatore di Sharing Sicily, ci presentiamo dal vivo e mi spiega per grandi linee come andrà.
Di lì a poco arriva il treno ed il littorina social tour parte.
Non facciamo in tempo ad uscire da Catania che già si avvia la chiacchiera con i miei tre “compagni di sedile” e la frase più frequente è “… ma questo in macchina non lo avevo mai notato”.
Ottimo, questo è il mood giusto.
Angelo, compare d’avventura di Giovanni, comincia a spiegarci cosa vedremo a Randazzo (mi sono scordata di dirvi che la meta del littorina social tour è proprio Randazzo!) e cosa dobbiamo aspettarci dal viaggio in treno.
Così, dalla politica allo sport, dall’orto fai da te ai progetti per le vacanze, trascorrono le due ore di viaggio, tra molte risate ed altrettante foto
L’arrivo a Randazzo ci permette di sgrancirci e, dopo una rifocillante sosta al bar, si comincia a camminare visitando la basilica di Santa Maria Assunta, Randazzo Vecchio, che racchiude in un solo monumento i simboli degli antichi quartieri in cui è suddivisa la città, la via degli Archi, con tanto di matrimonio in corso e relativo set fotografico.
Si passa attraverso Porta pugliese per percorrere un pezzo di trazzera scomodamente comoda: una leggera pendenza, qualche sterpaglia e sassi ma niente che non si possa affrontare con un paio di scarpe comode. La risalita attraverso “a strata de 100 fimmini” [la strada delle 100 donne n.d.r.]… (il perchè del nome ve lo racconto la prossima volta! ) dalla quale godere una bella vista di un Alcantara, purtroppo, ridotto ai minimi termini.
Tra chiese e sosta pranzo all’ombra di un palazzo antico, presso gli amici de “Il Buongustaio”, arriviamo al pezzo forte del percorso:
la “Casa della musica e della liuteria” el Maestro Severini: un museo non museo, un posto non posto tra sogno e realtà.
All’arrivo capisci immediatamente che non si tratta del solito museo: la pietra, il legno, una pialla su un tavolo ed il corpo di una cornamusa stanno in una stanza pronte per essere utilizzate da un momento all’altro.
Sali una scala stretta e arrivi in una stanza del 1400 con liuti completi o in lavorazione, un gong pendente dal soffitto e delle arpe eoliche che annunciano la magia del luogo.
Dopo una prima spiegazione sugli strumenti musicali presenti nella stanza, si passa al cuore pulsante del museo: una saletta che raccoglie una cinquantina di persone in un’atmosfera sognante tra scudi delle casate siciliane e strumenti musicali.
Ma non aspettatevi chitarre e batterie: si va dalle conchiglie alle zucche per approdare, passo passo in una spiegazione che affascina e rapisce, agli antenati dei nostri strumenti musicali.
In questo luogo puoi sentire Rolando che richiama alla battaglia i suoi paladini con l’Olifante, l’annuncio della nascita del principino con una chiarina o danzare insieme agli Ungari perdendoti nel ritmo d sonagli e strumenti che molto più tardi, lentamente, si trasformeranno negli archi che tutti conosciamo.
Il tempo vola in un lampo ed in men che non si dica è ora di salutarsi. Le parole non bastano per ringraziare, fortuna che le facce di tutti dimostrano perfettamente quanto si è felici di aver vissuto quest’emperienza quasi onirica.
Il ritorno a casa è tutto un commentare quello che si è visto e vissuto ed una riconferma della positività dell’esperienza.
Quando arriviamo, nuovamente, alla stazione di partenza, siamo tutti quasi dispiaciuti di lasciarci ma chissà, magari ci si rincontrerà alla prossima tappa del Littorina social tour!
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