Un’antica tradizione lega Santa Lucia e la cuccìa.
Secondo la leggenda, in un momento di grande carestia, una nave carica di grano approdò sulle coste Siracusane. Il popolo, provato dalla fame, non perse tempo a trasformare i chicchi in farina ma lo mangiò così, semplicemente bollito.
Le preparazioni a base di grano bollito, in onore della Santa sono molte e diverse tra loro. A Palermo, per esempio, la cuccia siciliana è dolce con ricotta o cioccolato. Trovate la ricetta nel blog della mia amica Florinda, altra Balconcina sicula.
Qui dalle parti di Catania, invece, la cuccia è una minestra di grano e ceci, mangiata tradizionalmente il giorno della vigilia.
Quello che accomuna tutti questi piatti diversi, è il giorno in cui vanno consumati: il 12 dicembre, vigilia della Festa di Santa Lucia.
Un’altra usanza tipica di quest festa sono i falò. Di legna, paglia o piante spontanee, la notte più lunga viene rischiarata dal fuoco sacro. Nel mio paese si usa bruciare una pianta tipica: “i usi” in dialetto Ampelodesma, in italiano.
Qui un racconto dettagliato della festa tradizionale a Palagonia.
Cuccia mazziata e cuccia non mazziata.
La mazziatura, com’è facile intuire, consiste nella pultirura dei chicchi di grano, dalla buccia. Operazione che si eseguiva colpendolo con un bastone (una mazza, appunto).
Questa faticosa procedura che in pochi, ormai fanno, consente di avere una cottura rapida ed un prodotto morbido.
Figuriamoci se, io che da piccola sputavo le pappine, possa tollerare questo tipo di preparazione, quindi la
Ricetta della Cuccia minestra che segue, è rigorosamente NON MAZZIATA
Premetto che una bellissima parte della tradizione è farne in abbondanza per distribuirla ai parenti, agli amici ed ai vicini di casa.
Uno dei ricordi che accompagnala mia infanzia è a ‘za Anna che citofona dicendomi di scendere con una pentola per prenderne un po’ della sua. E non crediate che un po’ fosse un poco. Un po’, significava mezza pentola, sufficiente per almeno 3 persone.
Oggi lei non c’è più ma, se mi affaccio al balcone, vedo i suoi figli, attorno al pentolone (e sottolineo ONE), nel cortiletto che la preparano e mi chiedono se ne voglia un po’.
A casa mia, s’è sempre preparata la cuccìa, anche noi in quantità, ovviamente … quanto basta per mangiarne 4 persone, per 3/4 pasti di fila.
Perchè?
Lo ignoro.
Da quando ho ereditato io la preparazione di questa minestra, ho moderato le quantità e ne mangiamo SOLTANTO a pranzo e a cena.
Vi lascio la ricetta della cuccia siciliana, non fatevi spaventare dai tempi di preparazione.
Ingredienti:
- 250g di grano (io lo uso crudo. Se volete usare il grano cotto aumentate la quantità a 350g)
- 200g di ceci secchi
- 1 cipolla media
- gli aromi che preferite. Io uso prezzemolo, basilico e poco rosmarino
- 100g di cotenna. Questa è opzionale, mia madre la metteva sempre nei legumi ed io come lei.
Come si fa la cuccìa per Santa Lucia
- Si parte la sera prima mettendo in ammollo il grano ed i ceci separatamente. Qui le scuole di pensiero sono due: chi mette il bicarbonato per velocizzare questa fase e chi no per non sentire alterazioni del gusto.
- L’indomani mattina presto si sbollenta il grano per una decina di minuti, poi si spegne il fuoco e ci si dimentica della pentola fino alle 11 circa.
A questo punto vedrete che il grano si sarà aperto abbastanza e si può passare alla fase successiva, quella della Cunzata - Aggiungete nella pentola la cipolla a fette sottili, il prezzemolo, il sale e (trucchetto di mamma) un pezzetto di cutine e un trito di rosmarino.
- Mettete a fuoco basso e fate andare fino a che il grado di cottura non vi soddisfi. A me piace ancora calloso, quindi in un’oretta e mezza è pronto ma se preferite il grano completamente aperto ed i ceci farinosi, potreste dover cuocere due orette.
Barbatrucco: le fasi 1 e 2 possono essere anticipate di mezza giornata per procedere con più calma. In questo caso metterete a mollo la mattina, farete fare la precottura di sera e poi completerete la cottura l’indomani.
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